Biografia


Biografia


Paolo Giovanni Crida nacque a Graglia il 30 novembre 1886 da Paolo Crida e da Teresa Rama.
Era il giorno di S. Andrea e gli fu posto nome Paolo Andrea ma in seguito venne sempre chiamato Paolo Giovanni o piu’ semplicemente Giovanni a causa dei numerosi Paolo gia’ presenti in famiglia, nome che firmera’ molte sue opere giovanili.
Il padre era nato a Strambino, nel Canavesano, da una distinta famiglia benestante.
La madre era di Graglia e proveniva da una famiglia di modeste condizioni sociali.
Giovanni, quinto nato, piccolo biondo e ricciuto, nacque povero perche’ il padre aveva sperperato le ricche sostanze della sua famiglia ed era partito con amici gaudenti per l’Africa settentrionale.
Al suo ritorno a casa i figli maggiori non lo accettarono più e si trasferi’ a S. Giorgio Canavese ed in seguito ad Ivrea formando una nuova famiglia, pur mantenendo particolare affetto per il piccolo Paolo Andrea tanto che cercò parecchie volte di portarlo a vivere con se, avendone però sempre il rifiuto del figlio.
A solo sette anni d’età venne mandato a Chamberj, in Francia, presso il fratello Luigi per imparare una professione a causa della difficile situazione venutasi a creare dopo l’abbandono della famiglia da parte del padre.
Dichiarando già in cosi tenera età di voler fare il pittore il fratello lo mandò presso un costruttore di carrozze a fare il verniciatore.
In breve tempo mostrò la sua innata attitudine e venne incaricato dell’esecuzione dei filetti e dei motivi di decorazione delle vetture di lusso.
La permanenza in Francia durò però soltanto un anno perchè le autorità francesi non permettevano il lavoro a bambini in cosi tenera età.
Ritornato in Italia fu mandato a Torino con i selciatori ed i muratori stagionali di Graglia, che conducevano povera vita alloggiando in gruppi nelle soffitte torinesi.
Il suo desiderio era però apprendere l’arte del pennello ed all’età di otto anni si presentò ad una ditta di decoratori in qualità di apprendista.
Conduceva vita molto povera e senza guida: un giorno con un amico fece una scorpacciata di gelati spendendo i guadagni di tutta la settimana.
Il conseguente forzato digiuno provocò nei giorni successivi uno svenimento del ragazzo sul lavoro.
Tali episodi mostrarono ai compagni la sua reale situazione di vita.
Venne a conoscenza della situazione un uomo di buon animo, Giacomo Tessore che, vedendo in tale ragazzo sincero interesse e volontà d’imparare, lo prese quasi sotto tutela spingendolo a frequentare regolarmente la scuola.
A tredici anni, accanito lettore di romanzi di avventura, con un amico di nome Vigile decise di partire per l’America e a piedi, seguendo i binari della ferrovia, partirono da Torino , dopo aver annunciato alle rispettive famiglie la loro decisione.
Arrivarono a Genova e cercarono una possibilità d’imbarco ma la realizzazione del loro progetto si dimostrò più difficile del previsto, il tempo passava ed i risparmi si assottigliavano.


Per limitare le spese decisero di utilizzare quale rifugio una imbarcazione abbandonata ma l’alta marea li sorprese nel sonno e nel trambusto persero soldi e documenti.
Disperati i due ragazzi cercarono lavoro per soppravvivere ma solo Vigile ebbe la fortuna di trovarlo, decisero allora di riprendere la via del ritorno.
L’esperienza fu durissima, soffrirono la fame, ma incontrarono anche solidarietà.
Fermati dai Carabinieri vennero portati in caserma per accertamenti, verificando presso il Municipio di Graglia se non risultassero scappati da casa.
Giovanni, nell’attesa di notizie dal paese, propose ai Carabinieri di aiutare l’imbianchino che stava tinteggiando alcuni locali della caserma ed avutane l’autorizzazione si occupò del soffitto dell’ufficio che decorò con l’immagine del Re copiandone l’effige da una moneta.
Ricevute le informazioni i Carabinieri lasciarono liberi i ragazzi facendo anche una colletta per dar loro qualche aiuto.
Anzichè prendere il treno, per fare economia ripresero la strada a piedi e raggiunsero Graglia il 5 agosto, festa della Madonna di Campra.
La tentata avventura americana fu buona lezione al ragazzo che, dopo pochi giorni presso la madre, tornò a Torino, riprese il lavoro e lo studio con nuova serietà.
Fu importante in questo periodo l’amicizia con un giovane studente di Lu Monferrato, di pochi anni più anziano di Giovanni, che seguiva corsi regolari e lo aiutò fino a portarlo all’ammissione all’Accademia.
L’amico, conseguita la laurea all’Accademia, divenne Fratello delle Scuole Cristiane assumendo il nome di Fratel Amerigo.
Da questo momento la vita del ragazzo mutò radicalmente: la scuola esigeva una presenza giornaliera di otto ore e dovette guadagnarsi da vivere lavorando alla sera.
Arredò il suo studio nel locale ove viveva, ed ebbe fra i suoi primi clienti antiquari ed ambientatori.
L’Accademia durava sei anni, i primi due comuni alle Facoltà di Architettura, Pittura e Scultura.
Era presidente dell’Accademia l’Ing Crescentino Caselli, noto per aver curato l’ultimazione della Mole Antonelliana, che stimò e aiutò il giovane Crida tanto che a ricordo gli lasciò per testamento il suo stipo.
Fu allievo di Giacomo Grosso, di Ferro e di Corrado Corradini, quest’ultimo a quei tempi famoso docente di anatomia.
Le lezioni di anatomia avevano in quell’epoca grande importanza: gli allievi seguivano le lezioni del corso di Medicina, disegnando le strutture scheletriche e muscolari dal vero, ed usavano frequentare il manicomio per studiare tutte le espressioni umane.
Conobbe in quel tempo gli amici che lo accompagnarono per tutta la vita: l’ architetto Giulio Ferroggio, lo scultore Giusepppe Nori, Terracini, l’architetto Gallo, i pittori Arduino e Colli, compagni di corso, ed in particolare lo scultore Gaetano Cellini, con i quali condivideva una grande gioia di vivere, l’ amore per la natura l’ onestà di vita e di pensiero.
Lo studio, che rimase in Torino la sua dimora per 40 anni, era ubicato nel palazzo dei Baroni Casana in via Montebello 21.
Quegli stessi ambienti, fatti costruire da quel grande mecenate che era l’anziano Barone da Antonelli, erano già stati lo studio del pittore Gonin.
Nel 1909 presentatagli da un amico gragliese, l’ing. Alberto, conobbe Caterina Bonom, anch’essa originaria di Graglia ma vivente a Torino.
Si frequentarono per ben 7 anni con l’approvazione di papà Bonom ma con molte perplessità della mamma, Marta Astrua, che temeva per la figlia una vita incerta: Giovanni era ancora studente e non aveva la possibilità di mantenere una famiglia.
Giunto al compimento degli studi dedicò tutto il suo tempo al lavoro.
Nel 1915, allo scoppio della guerra mondiale, passo un periodo di grande incertezza nell’attesa della chiamata alle armi.
Venne invece esonerato dall’arruolamento poichè già i fratelli Stefano e Carlo erano stati richiamati
Si sposò, il 17 giugno del 1916, con Caterina Bonom detta Ninin.
Nacquero nel 1921 la figlia Silvana e nel 1924 Ornella.
Amò la natura e le montagne: il monte Rosa, la Ciamarella, Sauze d’Oulz furono frequente meta delle sue gite e soggetto dei suoi quadri di paesaggi ed ambienti.
Gli erano compagni due carissimi amici, l’Ing. Cavadini, di cittadinanza svizzera, e Michelino Boggero che, laureato in Chimica e dirigente della SNIA VISCOSA, aveva allora inventato il ‘LANITAL’.
Queste evasioni alpine vennero però interrotte dal trasferimento degli amici Cavadini a Milano e Boggero a Roma.
Partecipò pochissime volte a mostre collettive e solo una o due volte a mostre personali non per contestazioni ma perché i suoi quadri, principalmente ritratti ed opere a tema religioso, erano prontamente ritirati dai committenti.
Le opere difficilmente rimanevano giacenti in studio .
Le tecniche pittoriche conosciute il momento storico vissuto fecero si che la sua attività abbracciasse tanti campi.
Affrescò Chiese e palazzi, dipinse pale di Altari , ritratti, paesaggi, nature morte.
Fu esperto nella pittura ad affresco , tempera, olio, acquerello pastello ,ed ultima conobbe la pittura acrilica.
La sua attività di artista gli fece avvicinare uomini illustri, grandi personalità sia del mondo scientifico che politico, grandi prelati e uomini di cultura.
Ma lui dialogava con tutti dal più grande al più semplice uomo, e diceva che ogni uomo aveva qualcosa da insegnare’
Lavoro portava lavoro e fu un gran lavoratore’  si alzava prestissimo tanto che al suo modello Elia aveva consegnato la chiave del portone di casa, poiché questo veniva aperto dal custode solo alle ore sette, mentre lui iniziava a lavorare sovente già alle ore sei.
A Torino negli anni 30 i Salesiani ebbero grandissimo sviluppo e grande importanza . Costruirono Chiese ed Istituti e bandirono un concorso per l’effige di Don Bosco il loro fondatore.
CRIDA lo vinse e la sua attività di artista ne rimase legata a Torino, Casa Reale aveva per amore del Principe Umberto, la seconda sede e Crida sovente operò per essa.
Per prima opera esegui l’effige del Beato Umberto di Savoia nel 1926 ed il Principe si recò in visita ufficiale nello
studio di via Montebello ed in seguito fece il ritratto del Principe stesso inviato ad Alessandria d’Egitto per la Casa degli Italiani.
Il bibliotecario del RE il Comm, Zucchi diventò amico e cliente e apri’ i tesori della biblioteca per la gioia e l’arricchimento culturale dell’amico.
Un altro personaggio che viveva nell’orbita di casa reale fu Mons. Bosia uomo e prelato di alta cultura che divenne anche lui grandissimo amico. La sua sede era la BASILICA di Superga quale Rettore e Cappellano di casa reale. Fu dietro suo suggerimento che la real casa affidò a Crida l’incarico di effigiare nel 1941 Papa Pio XII per la galleria dei Papi di Superga.
Nel 1930 il Principe Umberto lo invitò alla corte di Torino come rappresentante dei pittori piemontesi.


Nello studio di Torino andarono tutti i Superiori della famiglia Salesiana, i Rettori DON Rinaldi, Don Ricaldone.
Don Ziggiotti, tutti uomini di grande cultura e di altissima personalità, la figura però che fu determinante fu Don Giraudi Economo Generale della Famiglia Salesiana, nelle mani del quale passavano tutte le delibere di somma importanza di tutto il mondo. Egli fu di Crida grandissimo amico . Ne stimò l’arte e l’uomo fra i grandi studiosi Salesiani che frequentavano lo studio ci furono Don Caviglia storico e scrittore , Don Puddo , DON Fedrigotti.
Se i Salesiani furono i grandi clienti non furono però l’unico ordine religlioso per il quale operò.
Lavorò per i Cappuccini , per i Clarettiani per i frati Minori, per i Fratelli delle scuole cristiane, per i Frati della
Consolata per i Passionisti ecc.
Nel 1934 venne chiamato a Roma per ritrarre l’allora Ministro degli Interni Edmondo Rossoni. Dipinse uno studio che la famiglia del pittore conserva ed in seguito esegui i due ritratti ufficiali dei quali uno era per il Viminale. Nella permanenza a Roma eseguì anche il ritratto della figlia del Ministro , con la tecnica del pastello.

Nello stesso anno sempre a Roma esegui il ritratto a Mons’ Bartolomasi che era il Vescovo Castrense ovverosia il Generale dei Cappellani d’Italia la cui sede era nella Torre del Grillo.

Negli anni trenta un fatto che sembrava banale cambiò la firma delle opere del pittore in quanto dall’intendenza di finanza venne dichiarata la doppia personaltà figuravano due persone diverse, esisteva un Giovanni ed un PAOLO. Vennero eseguite tutte le pratiche per chiarire l’errore e da allora si firmò Paolo Giovanni Crida. Le opere giovanili portano la firma G. Crida e quelle più tarde P.G.Crida.
Nel 1934 avvenne la Canonizzazione di D.Bosco e gli vennero affidati tutti i dipinti celebrativi per S. Pietro in Vaticano Evento che si replicò anche per la Canonizzazione della Mazzarello, la fondatrice delle Suore Salesiane
L’ultima guerra mondiale operò una svolta nella vita della famiglia tutta. L’8 dicembre del 1942 la famiglia si trasferì provvisoriamente a Graglia perché un bombardamento aveva distrutto i finestrni degli studi e non era possibile trovare il materiale per sostituirli immediatamente . Sede provvisoria che divenne poi definitiva.

Crida cercò a Torino dei locali atti a svolgere la sua attività ma non li trovò. Gli amici carissimi, i costruttori fratelli
Gabino si offersero di progettare gli ambienti necessari in un loro palazzo in costruzione, a Crida però urgeva avere uno studio, dovendo eseguire per Roma per il Tempio di Don Bosco di Cinecittà una grande tela. Decise perciò di costruirsi immediatamente a Graglia il suo studio nuovo.
In questa nuova sede eseguì le sue ultime opere.
Il lavoro non gli mancò mai, ‘ la famiglia gli furono sempre accanto, gli amici non lo dimenticarono’, come i clienti.
Lavorò fino all’ultimo giorno con l’ansia di attendere il domani per ricominciare od ultimare l’opera iniziata.
Nello studio quasi sempre la musica gli era compagna ed aveva la capacità di isolarsi completamente dal mondo che lo circondava.
Amava i libri, non solo, quelli d’arte , i fiori, la sua montagna, la sua baita, in località Biulei a Graglia.

Lassù nel silenzio fissava sulla tela gli azzurri eccezionali del cielo e le gamme ineguagliabili della tavolozza della natura.
Dopo brevissima malattia si spegneva ad 81 anni il 15 maggio 1967.